Gli anni ’50 e l’avvento della Pop Art

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Gli anni ’50 e l’avvento della Pop Art

Siamo alla fine degli anni ’50, in America si assiste all’esplosione del consumismo che, alimentato dalla pubblicità, dalla televisione e dal cinema, ammalia un pubblico incantato dall’immensità dei prodotti proposti. Allo stesso tempo, dopo la tragica morte di Pollock l’espressionismo astratto perde forza e lo scenario artistico cambia. Il critico inglese Lawrence Alloway introduce nel 1958 il concetto di cultura pop, una cultura fatta di immagini legate al consumo di massa, di stereotipi e di semplificazioni, dove le merci hanno più rilievo rispetto agli oggetti d’arte, ed i fumetti diventano intrattenitori più efficaci dei romanzi: è così che la cultura popolare di massa assume un ruolo da protagonista assai più della cultura “alta” ed ufficiale.

opere-roy-lichtensteinLa Pop Art, abbreviazione di Popular Art, ovvero di quell’arte popolare intesa come Arte di massa, è l’unica corrente artistica ad avere riscontrato successo tra il pubblico ed i media, ancor prima che presso gli esperti del mondo dell’arte. Questo perché la massa, la grande platea di consumatori, vi si riconosce immediatamente. Ama questi quadri perché ama i loro soggetti e ama questi perché ama la pubblicità ed i prodotti che rappresentano.

Gli artisti che più di tutti riescono a rappresentare l’avvento della società consumistica e quindi del cambiamento culturale, sono Andy Warhol e Roy Lichtenstein. Warhol, genio della Pop Art, capisce che non è necessario mettere alcun talento nella realizzazione delle opere, ma che è fondamentale applicare i meccanismi dello star system al mondo dell’arte. Che non è più importante essere considerati il nuovo Raffaello, ma la nuova Marilyn Monroe o la Coca-Cola vivente. Sono loro a dover essere i soggetti dell’arte, i nuovi miti dei quali l’artista si può e si deve fare gran sacerdote, fino a diventare egli stesso un mito.

Se Warhol sceglie come soggetti delle sue opere icone del mondo della grande distribuzione come le zuppe Campbell o lacampbellandy-warhol Coca-Cola, Roy Lichtenstein punta su un altro bene molto conosciuto ed in voga in quel periodo: i fumetti. Ripropone nelle sue tele le singole scene presenti nei fumetti, ingigantendole, senza però migliorarne la qualità. Ne ingrandisce le immagini fino a renderne così chiaramente visibile il reticolato della stampa, facendo quindi dell’opera un insieme di punti. Warhol e Lichtenstein sono alcune delle figure più di spicco del movimento, ma come padre di questo fenomeno, con la vittoria del leone d’oro alla biennale di Venezia nel 1964, viene proclamato Robert Rauschenberg che contribuirà a rendere la Pop Art internazionale.

La Pop Art in Italia

Coca-Cola-SchifanoIn territorio nazionale l’artista di spicco di questa corrente è sicuramente Mario Schifano, ma tra le fila italiane non bisogna dimenticarsi di artisti del calibro di Franco Angeli, Pino Pascali, Mimmo Rotella, Valerio Adami e Lucio Del Pezzo, che diedero un contributo significativo alla nuova tendenza artistica. In Italia però gli artisti non rinunciano alla ricerca della qualità pittorica: non riescono a svuotare la pittura delle caratteristiche qualitative ed intellettive che un pittore va ad imprimere sulla propria opera d’arte. Non riescono quindi a rendere “piatta” un’opera, come per esempio veniva facile a Warhol nella creazione delle sue serigrafie. A livello europeo, ed italiano, non sarà quindi la Pop Art, ma piuttosto il neodadaismo a fare da filo conduttore con le nuove esperienze artistiche.

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